La Trinità giocherellona

Gv 16, 12-15 – Solennità della Santissima Trinità

 “Io ero con lui come artefice

ed ero la sua delizia ogni giorno:

giocavo davanti a lui in ogni istante,

giocavo sul globo terrestre,

ponendo le mie delizie fra i figli dell’uomo”.

(Pro 8,31)

Non c’è niente di più serio che il gioco dei bambini.

E non c’è niente di più misterioso di questa verità. I giochi dei bambini, infatti, hanno regole rigide ed esigenti, e un piccolo si arrabbia se non si gioca bene, come dice lui. Allo stesso tempo, egli è capacissimo di lasciar perdere tutto, da un momento all’altro, dimenticando tutta la ferrea legge del gioco se il cuoricino esige altri modi per essere accudito. Perché per il bambino giocare è un modo serio per essere al centro dell’attenzione e sentirsi voluto bene, anche solo al guardarlo intrattenuto nei suoi divertimenti.

Il libro dei Proverbi paragona Dio a un giocherellone, fin dalla creazione del mondo. La Sapienza, cioè il Figlio o per alcuni lo Spirito, gioca da sempre al cospetto del Padre, e in questo intreccio di attività ludica viene creato il mondo e i figli dell’uomo ricevono i doni più preziosi. L’essenza di Dio, allora, è relazionale e gioviale.

Ecco la Trinità.

Il breve passo di Giovanni, nelle parole di Gesù ai suoi, esprime in qualche modo questo mistero, che della grazia esprime la leggerezza e la serietà insieme. Il Figlio ci tiene a sottolineare che il rapporto di Dio con le sue creature umane non può e non vuole essere un peso oneroso da caricare sulle spalle. La verità di sé, come la verità dell’uomo, che poi sono i due volti dell’unica rivelazione, ha il gusto della spensieratezza che dà intensità alla vita. Le cose di Dio, che lo Spirito torna ad annunciare, ad approfondire, a declinare delle vicende della storia, raccogliendole dalla testimonianza del Figlio incarnato, non possono e non devono essere vissute come un gioco oppressivo che schiaccia il desiderio di libertà delle persone.

Per questo, intrattenersi a contemplare le dinamiche che l’Altissimo innesca continuamente nel suo seno è illuminante per imparare a discernere ciò che emana dalla Sua natura e dalla Sua volontà, ricacciano al mittente ciò che – camuffato di spiritualismo affettato – nasconde invece una caricatura del Dio vero e una deformazione dell’essenza dell’umanità.

La Trinità in se stessa ama il mondo creato perché le forme e i colori manifestano la fantasia, assieme alla consistenza notevole delle creature stesse. Immergersi nell’osservazione attenta della natura, che suscita stupore e genera domande, è la prima via per accedere alla stanza da giochi della Trinità. Se infatti è così incantevole e sorprendente l’intreccio dei miracoli che tessono le trame della vita, giorno dopo notte e notte dopo giorno, quanto più meraviglioso sarà l’intimo lavorio di Colui e Coloro che insieme, in uno scambio di amore, hanno prodotto tutto ciò?

La seconda via per attivare un dialogo affettuoso con la Trinità è quella di sfidare le domande che abitano il nostro cuore. Sena fuggire, per codardia, e senza accontentarci di surrogati, si tratta di accettare l’imbarazzo di non avere mai raggiunto la soddisfazione del desiderio di conoscenza e di comprensione del senso delle cose. A un certo punto, la mente stessa deve coscientemente abbassare la guardia, rinunciare al controllo e accogliere il profumo inedito di una illuminazione, che – lo sa bene chi c’è passato – ha sempre il sapore di una relazione, e traduce l’ansia di alterità in una sete esplicita di Trascendenza. Si percepisce, a un dato momento, che il Dio che invochiamo davanti a noi sta già dentro di noi, e allora la Trinità ci ha già avvolti e immersi in Lei.

Un terzo metodo, chissà il privilegiato, visto che vi si sofferma con insistenza Gesù stesso, è quello di tornare insistentemente alla sua esistenza terrena, alle sue parole, ai suoi gesti, chiedendo la grazia di coglierne il valore in modo sempre nuovo. Il gioco, infatti, a differenza delle regole scarne, sa rinnovarsi perché rinnova lo sguardo sulla realtà. Ed è la reale vita del Signore a rendere possibile questa evoluzione. Familiarizzarsi con Gesù, Figlio di Dio e figlio dell’uomo, è quindi via maestra per familiarizzare con tutta la Trinità, poiché agisce lo Spirito laddove emerge sempre più chiaro che la relazione vitale e generativa è proprio quella fra Padre e Figlio.

La Trinità, quindi, è mistero giocoso e gioioso di vita che si irradia.

E noi, creature timide ma anche cocciute, siamo invitati a entrare in campo per partecipare all’evento, che si fa storia. Sarà tutto meno pesante, delle vicende quotidiane, se ne scopriremo grati i connotati deliziosi di uno scambio festoso paragonabile soltanto all’entusiasmo dei bimbi che hanno inventato un gioco nuovo.

 Padre Luca Garbinetto

Pia Società San Gaetano