ASSEMBLEA AMICI A SACROFANO
La quarta Assemblea degli Amici di don Ottorino ha avuto luogo alla Fraterna Domus di Sacrofano (Roma) dal 23 al 25 aprile
Con Cristo nel lavoro. È questo il tema posto al centro della IV assemblea degli Amici di don Ottorino della delegazione di Italia e Albania; il lavoro che, come ben sappiamo noi amici di don Ottorino, è collaborazione con la creazione, mezzo di redenzione, servizio e solidarietà per un mondo più umano e fraterno.
L’assemblea si è aperta il pomeriggio del 23 aprile a Roma, con l’incontro al santuario della Madonna del Divino Amore di tutti gli amici provenienti da Nord, Centro e Sud d’Italia, ma non solo, anche dall’Albania. Infatti l’amore per Gesù e soprattutto, come don Ottorino ci insegna, la voglia di essere “come Gesù” è cosi contagiosa da non avere confini. Insieme, con la gioia di esserci ritrovati, e con il desiderio di rifugiarci nel Cuore Misericordioso di Gesù, abbiamo attraversato la Porta Santa del santuario.
Dopo il trasferimento presso la Fraterna Domus di Sacrofano (RM), sede dell’assemblea, la stanchezza e le fatiche del viaggio sono state trasformate in sorrisi e risate durante la festa in cui ognuna delle diverse comunità ha animato la serata con canti e danze.
La domenica del 24 aprile è stata una giornata ricca di riflessioni sull’importanza del benedire il lavoro. Il lavoro che è lode a Dio, come Don Venanzio, superiore generale della congregazione, ha fatto subito notare. Il Dio creatore che è Egli stesso Lavoratore. Come un vasaio che con cura modella l’argilla così il Signore con amore plasmò l’uomo soffiando in lui la sua stessa vita. Dio fece l’uomo a sua immagine e somiglianza, perciò rese l’uomo lavoratore in modo che potesse coltivare e custodire la creazione. Ma Don Venanzio, con riferimento a un detto tipico “il lavoro della festa entra dalla porta ed esce dalla finestra”e ai ricordi della sua infanzia, ci ha fatto osservare che se Dio ha pensato all’uomo come lavoratore, è anche vero che l’uomo deve saper imitare Dio riposando. Il nostro superiore ci ha ricordato come il vero segreto sia l’amore di cui è impregnata la vita; ogni tempo, ogni situazione è una maniera di lavorare la nostra vita e per ogni cosa c’è il suo tempo sotto il cielo. Viene evidenziato come la logica evangelica batta quella del mondo: per Gesù non è importante chi sta seduto ma chi serve, chi si offre, perché è proprio dalla fede in Dio e dal lavoro che viene la Provvidenza. Don Venanzio ha continuato facendoci notare l’importanza del sacrificio che diventa culto di lode a Dio e di come senza lavoro, impegno, speranza, la vita diventa schiavitù. Ha concluso infine ricordandoci che il lavoro è una cosa Santa, che ci rende Santi!
La mattina è continuata con la presentazione di Roberto, Luis e Don Luca dei laboratori realizzati nelle varie comunità. Il lavoro non viene definito in termini “utilitaristici” in cui si dà un prezzo a tutto: c’è un invito a non separare il lavoro dal resto della vita, poiché ogni attività umana e non solo quella retribuita è lavoro. Il lavoro che porta in sé tutta la fatica del cercare di costruire l’opera di Dio. Bisogna lavorare per costruire buone relazioni, per arricchire e costruire il creato. Ancora, viene fatto notare come sia importante testimoniare con la propria vita la dignità del lavoro e soprattutto coinvolgere i figli nel proprio sacrificio lavorativo, in modo che possano evitare la sfiducia e benedire il lavoro. La croce, ovvero le sofferenze e i sacrifici lavorativi ci mettono in comunione con Gesù, ci rendono solidali in Cristo.
Durante il pomeriggio, grazie al professore Giuseppe Pellegrini, viene affrontato dal punto di vista sociologico il tema del lavoro. Si è visto come sia cambiata la dinamica del lavoro dal primo dopo guerra ad oggi, di come le nuove tecnologie e la globalizzazione a partire dagli anni 80-90 abbiano contribuito sempre più alla nascita di nuovi desideri e quindi a creare un sistema insostenibile che ha portato all’aumento delle disuguaglianze. Guadagnare di più non significa lavorare meglio, il lavoro deve essere caratterizzato dalla gratuità, cioè dalla capacità di mettere qualcosa di proprio, per amore e senza contraccambio, è questa capacità di essere flessibili che ci porta a lavorare meglio. Infine, in maniera dinamica, ci si confronta nei gruppi su diverse questioni come ad esempio su come l’idea del sacrificio sia sentita tra le nuove generazioni e di come l’esempio dei genitori lasci sempre il segno sia nel bene sia nel male: appare quindi chiara ancora una volta l’importanza di insegnare a benedire il lavoro.
Il pomeriggio della domenica si è concluso con la celebrazione eucaristica e con le promesse: un momento ricco di gioia e di emozione in cui Roberto e Maria, una coppia della Famiglia di don Ottorino, ha condiviso con tutti noi le proprie promesse.
La giornata si è conclusa con il Semi-nario: divisi in vari gruppi abbiamo condiviso la difficoltà e la bellezza del lavoro. Sono stati costruiti dei vasi di legno in cui sono state trasferite le piantine coltivate con cura durante gli ultimi mesi dalle diverse comunità. Insieme ci siamo sporcati le mani, mani sporche di lavoro, il lavoro che è il profumo della dignità, dell’onestà, della responsabilità e della solidarietà.
L’assemblea e terminata lunedì 25 aprile con le proposte giubilari, proposte concrete della Famiglia di Don Ottorino sul tema del lavoro, e con la celebrazione eucaristica. Ricca di queste tre giornate la Famiglia di Don Ottorino si è salutata consapevole ancora di più del proprio ideale: conoscere e amare Gesù, farlo conoscere e farlo amare.
Clementina Pignataro